Le chiamano tentazioni – I Domenica di Quaresima
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Fin da bambini siamo stati messi in guardia davanti alle tentazioni: il vasetto di marmellata nella credenza, il gioco che distrae dai compiti, un oggetto del desiderio da rubare quando nessuno vede. I pubblicitari hanno poi chiamato tentazioni alcuni prodotti sfiziosi, non necessari, collaborando a metterci in testa l’idea che cedere alla tentazione non è così grave. Quando però siamo noi a essere vittime di un peccato altrui, ci rendiamo conto che la questione è seria. Gli effetti del tentatore non sono semplice mitologia, ma reale distruzione della felicità.
Per questo Gesù ha bisogno di affrontare il diavolo, di petto, prima della sua predicazione. Nell’essenzialità più pura, nel silenzio e nella solitudine, col solo aiuto invisibile dello Spirito Santo, non ha paura di lasciar risuonare dentro di sé tutti i possibili stili di vita. È consapevole delle grandi doti umane e interiori che possiede, confermate da una vicinanza di Dio che sente sempre più Padre. Ora si tratta di indirizzarle verso una meta. Attorno a sé le persone rispettate e riverite (dai re ai sacerdoti) sembrano interessate al possesso, al prestigio, al potere. Sono proprio le cose che gli vengono consigliate da Satana, e che gli uomini bramano da che mondo è mondo. Egli però si rende conto che sono proprio gli obiettivi che centrano l’attenzione su se stessi, avvelenano i rapporti umani, distolgono dalla giustizia e dalla gratuità di Dio. Gesù non ci sta. E noi?
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- Date: 4 Marzo 2022
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