Il buon pastore – IV Domenica di Pasqua /B
Descrizione

L’immagine del pastore, che la liturgia ripropone tutti gli anni nel tempo di Pasqua, oggi forse ci rimanda a un contesto povero e frugale, ormai superato dalle attuali tecniche agrarie. Invece nell’antico Oriente era piuttosto frequente e associata ai capi del popolo. Era ovvio che non tutti i pastori tenessero al bene delle proprie pecore, intesi come propri sudditi. In particolare, a partire dall’esilio il titolo di pastore era riservato al Messia che si sarebbe messo alla testa del suo popolo per riscattarlo dai cattivi pastori che l’avevano guidato in precedenza. Il modello era Dio stesso, cantato nel salmo 23.

Gesù si identifica con quel pastore atteso, aggettivandolo con una parola ebraica che può significare “buono”, ma anche “bello” e “utile”. Per spiegarsi meglio ci dice di conoscere ogni pecora, di tenerci così tanto a ciascuna da essere disposto a dare la vita per lei. È preoccupato anche per le pecore che non sono nel suo recinto e che sente ugualmente affidate a sé. Sapranno riconoscere la sua voce affezionata e si uniranno al gregge.

Fuor di metafora, tutti siamo coinvolti da questo desiderio di Gesù di condurci alla vita piena. Sentiamoci amati, cercati, protetti, curati e salvati da Gesù. E impariamo da lui la stessa qualità e intensità dell’amore: essere attenti all’altro, fargli sentire la propria vicinanza, proteggerlo dal male, attenderlo quando è rimasto indietro… fino a offrire la propria vita per lui.

Dettaglio
  • Data: 21 Aprile 2024
  • Passage: Gv 10,11-18