Riflessione sulla Risurrezione
Descrizione

Il mattino di Pasqua la pietra è stata tolta, il sepolcro è vuoto, il cadavere di Gesù è scomparso. Ci sono però i teli che lo avvolgevano, e il sudario che gli ricopriva il viso avvolto in un luogo a parte. Sono i primi segni di ciò che Maria di Magdala, Pietro e il discepolo che Gesù amava non hanno ancora compreso: egli doveva risorgere dai morti. Arriveranno altri segni a convincerli: le apparizioni a porte chiuse, il cibo assunto in loro presenza, le lacerazioni dei chiodi sul suo corpo. Poi, a Pentecoste, lo Spirito rende tutto chiaro: Dio l’ha strappato dalla morte, gli ha riconsegnato una Vita senza tempo e in ogni luogo. La stessa Vita che ha pronta per noi, se diamo credito alle parole di Gesù, alla sua promessa di prepararci un posto presso Dio.
Ma Gesù doveva risorgere, non per il privilegio di essere figlio di Dio, né i meriti accumulati con la condotta impeccabile nella propria vita terrena. Tutto ciò rischierebbe di farci credere a posto per la nostra presunta moralità o, viceversa, di farci adagiare nell’ignavia di chi, troppo lontano dal modello, ha già tirato i remi in barca e demanda il suo futuro all’esclusiva bontà del Signore. Gesù doveva risorgere perché nel proprio cammino è già vissuto da risorto. Non ha barattato la propria salvezza con la rinuncia alla verità; non ha temuto confronti, giudizi e persecuzioni; non ha rimpianto una vita diversa, perché mai ha messo in dubbio la sua risurrezione. E noi?

Dettaglio
  • Data: 4 Aprile 2021