Omelia alla Santa Messa della Solennità dell’Epifania di N.S.G.C.
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Carissimi fratelli e sorelle,

in questa Solennità dell’Epifania – che significa “manifestazione” – del Signore, dopo la proclamazione delle letture e del Vangelo, la liturgia ci ha fatto ascoltare l’annuncio solenne del giorno di Pasqua. L’annuncio del giorno in cui celebreremo il centro della nostra fede, ossia come Dio Padre, dopo il peccato dell’uomo, non abbia voluto lasciarlo in balia del proprio peccato e della morte ma tramite l’incarnazione a Betlemme di Giudea sia entrato tramite Gesù nella nostra storia per portare l’uomo, tutto l’uomo e ogni uomo, alla comunione perfetta ed eterna con sé. Per rendere partecipe l’uomo, tutto l’uomo e ogni uomo del mistero della sua Pasqua di passione, morte, risurrezione e ascensione al Cielo con il quale assicura a tutti coloro che dopo averlo cercato lo accoglieranno nella fede, che anche loro dopo la morte risorgeranno, dopo il peccato saranno perdonati!

Troviamo ben riassunto quanto ho tentato di dire in uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II: la Costituzione pastorale Gaudium et Spes là dove, al n.22, leggiamo: “Dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto (ma il testo latino dice molto di più utilizzando il termine consocientur) nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale”.

Ed è proprio questo il nucleo della solennità che celebriamo!

Certamente guardiamo ai Magi. Rappresentanti di tutte le genti in ricerca, di tutti coloro che ieri, oggi e sempre hanno cercato, cercano e cercheranno Dio.

In fondo incontrare Dio, poter credere in Lui, cercare e incontrare Colui che ci ha creati, che può spiegare il senso della nostra esistenza, e in essa anche delle nostre sofferenze, delle nostre croci, delle nostre prove … è desiderio più o meno confessato di tutti.

Non esiste chi non si ponga la questione Dio. A volte noi pensiamo che i giovani non credano o non si pongano il problema dell’esistenza di Dio. Ma non è vero! Certo, come già affermava San Paolo VI, “cercano più testimoni che maestri”, ma Dio lo cercano, lo vorrebbero incontrare anche oggi. E così lo cercano pure le famiglie, gli anziani, i malati, i soli, i poveri e anche i ricchi … per tutti giunge il momento in cui ci si pone la questione Dio.

Purtroppo, però, spesso si cerca Dio senza alzare il capo come fecero invece i Magi. Se guardiamo solo a ciò che è intorno a noi, a ciò che ci circonda, alla cultura nella quale siamo immersi e che oggi – almeno in Europa, in Italia, in occidente, è lontana da Dio … – faremo molta fatica ad incontrarlo. “Spesso infatti – lo diceva già Papa Francesco nell’Epifania del 2018 – ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento …”. Ma oggi più che mai, aggiungo io, in questa epoca di pandemia con tutte le nefaste conseguenze e limitazioni che essa ha comportato, comporta e comporterà, ci siamo accorti che forse per trovare senso alla vita, per provare quella gioia grandissima che provarono i Magi, questi sapienti d’oriente rappresentanti di tutti i popoli pagani e non appartenenti al popolo eletto, al popolo di Israele – occorre guardare oltre, occorre alzare il capo. E se come i Magi alziamo il capo, per tutti c’è una stella amica che ci guida e accompagna a incontrare Dio Padre, a scoprire come Lui possa essere e sia importante per la nostra vita! Una stella che è il Dio che si è fatto carne per tutti, che si è fatto uomo, che si è reso accessibile e palpabile a tutti affinché tutti possano credere in Lui e con Lui camminare nella vita.

La Solennità di oggi ci parla proprio di questi uomini saggi che da una parte cercano il Messia di cui avevano sentito parlare, che cercano con l’intelligenza, con l’esercizio della conoscenza che non deve mai arrestarsi in noi, che non dobbiamo mai abbandonare nel voler conoscere di più Dio Padre e creatore di tutte le cose. Questi Magi che salgono a Gerusalemme, la città nella quale doveva nascere il Messia, e si informano, e attingendo alle Scritture, alla Parola di Dio, giungono ad incontrare alla periferia di Betlemme aiutati dalla stella, dalla luce della fede e della intelligenza, il Dio che si fa incontrare facendosi uomo. Essi sono i rappresentanti di tutti noi.

In Gaudium et Spes che vi ho già citato leggiamo ancora: “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo” (GS 22) e in particolare, nell’uomo Gesù di Nazaret, nell’ebreo Gesù, Dio incontra l’universalità dell’umanità e così i Magi ci dicono che tutti possiamo accedere a Dio, certo non afferrarlo pienamente, non possederlo appieno perché rimane sempre l’accessibile inaccessibile ma ci permette di incontrarlo e lo permette ad ogni uomo e donna, di ogni tempo, di ogni epoca e cultura.

Forse abbiamo troppo occidentalizzato il cristianesimo e legato il cristianesimo alla nostra cultura.

Non a caso oggi è una festa missionaria poiché è la festa che ci fa celebrare come Cristo facendosi incontrare da chi lo cerca – in questo caso i Magi venuti dall’oriente – desidera manifestarsi e farsi incontrare da tutti a qualunque cultura e popolo appartengano!

I Magi così lo riconoscono. E gli donano oro: per dire che quel Bambino incontrato a Betlemme è Re di tutte le genti. Incenso per dirgli che è Dio. Mirra, quell’aroma riservato ai corpi per il momento della sepoltura, per profetizzare che anche Lui, il Verbo incarnato, morirà ma per poi risorgere e far risorgere con Lui anche tutti noi, tutti coloro che lo avranno incontrato!

Vorrei però ora domandare a me e a voi – almeno a chi tra noi ha qualche anno all’anagrafe –: da tanti anni celebriamo l’Epifania, ma è per tradizione o perché cerchiamo il Dio che dia senso alle nostre esistenze, sia criterio per le nostre scelte di vita …? Celebriamo l’Epifania ma desideriamo come i Magi cercare Dio e lasciarci incontrare da Lui oppure è per chiudere le festività natalizie e rimettere la statua del bambinello nella scatola del presepe per poi rimetterlo in mostra il prossimo anno?

Sono convinto che tutti desideriamo profondamente la gioia, la gioia dei Magi che giunse ai loro cuori dall’incontro con Gesù Cristo vero uomo e vero Dio, la gioia che la ragione e la fede, la ragione e la fede che nasce dalla conoscenza delle Scritture li condusse a Betlemme e può e deve condurre a Betlemme ciascuno di noi e può condurre alla Verità tutti coloro che sinceramente – anche se appartenenti ad altre culture e religioni – desiderano giungervi.

E se incontriamo il Dio che riempie i cuori di gioia perché ci fa alzare lo sguardo dalla terra sempre più piatta e buia, sempre più triste e desolata, allora come i Magi sapremo “cambiare rotta” … per un’altra strada fare ritorno alla nostra ordinarietà.

Dopo aver adorato il Signore, i Magi tornarono alle loro terre non passando da Erode che con i suoi progetti umani desiderava eliminare Dio dall’orizzonte della sua vita e di quella dei suoi sudditi perché aveva compreso che Dio è pericoloso per chi desidera vivere soltanto legato al proprio potere, ai propri interessi, alle proprie vedute e ai propri modi di pensare … Erode aveva ben compreso che se accogli Dio che è amore totale, devi per forza cambiare anche tu e divenire anche tu amore, dono per tutti!

I Magi lo avevano compreso e così tornarono alle loro terre quali primi missionari della storia del cristianesimo. Missionari come dovremmo essere tutti noi che, dopo aver incontrato e adorato Gesù, dovremmo sentire come naturale tornare alla nostra quotidianità condividendo con tutti non oro, incenso e mirra ma Colui che da questi doni è significato: Cristo, l’uomo-Dio venuto per noi.

Un detto popolare dice: “l’Epifania tutte le feste le porta via” … sarebbe un detto vero se non avessimo vissuto ciò che il Natale ci ha invitato e ci invita ogni giorno a celebrare: l’incontro con Dio amico dell’uomo che si manifesta a noi nella creazione, nella sua Parola, nei sacramenti, nei tanti segni di amore che ci dona …

Ma noi abbiamo vissuto il Natale, tra poco rinnoveremo la nostra professione di fede in Colui che è vero uomo e vero Dio, ogni giorno continueremo a poter pregare, leggere la Parola di Dio, celebrare i sacramenti, incontrare quel Padre che il Figlio ci ha rivelato tramite fatti e parole intimamente connessi. Lui continui a riempirci il cuore di gioia e noi continuiamo, come i Magi, a vivere la vita come festa, una festa dove testimoniando l’amore di Dio Padre a tutti coloro che lo cercano e attendono diventa una festa sempre più ampia così che possiamo trasformare il detto “l’Epifania tutte le feste le porta via …” in “l’Epifania a tutte le feste dà il via!”. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina

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  • Date: 10 Febbraio 2021