Un compito che richiede formazione interiore e tanta carità e buon senso e nessuna esaltazione spiritualista. Per questo il ministro della comunione “si deve distinguere per la vita cristiana, la fede e la condotta. Dovrà cercare di non essere impari a questo grande compito, coltivare la pietà verso la SS. Eucaristia ed essere di esempio agli altri fedele con la sua devozione ed il suo rispetto verso l’augustissimo sacramento dell’altare”. (Imm. Caritatis 1, VI). Come per tutti i ministeri ecclesiali, anche il ministro straordinario della comunione non si autonomina, ma è scelto.
“Questo ministero straordinario, quindi suppletivo e integrativo degli altri ministeri istituiti, richiama il significato di un ministero liturgico intimamente connesso con la carità e destinato soprattutto ai malati e alle assemblee numerose. Esso impegna laici o religiosi a una più stretta unità spirituale e pastorale con le comunità nella quali svolgono il loro apostolato. Anche questo ministero straordinario richiede una preparazione pastorale e liturgica nella quale si porrà in luce il vincolo che esiste fra il malato e il mistero di Cristo sofferente, fra l’assemblea radunata nel giorno del Signore e la vittoria pasquale sulla morte e sul male, fra l’effusione dello Spirito e l’annunzio ai fratelli della lieta novella di liberazione e di guarigione.
La comunione ai malati, a partire dalla messa domenicale, è una espressione della presa di coscienza da parte della comunità che anche i fratelli involontariamente assenti sono incorporati a Cristo e una profonda esigenza di solidarietà li unisce alla Chiesa che celebra l’Eucaristia. Il servizio dei ministri straordinari che reca il duplice dono della Parola e della Comunione eucaristica, se preparato e continuato nel dialogo di amicizia e di fraternità, diventa chiara testimonianza della delicata attenzione di Cristo che ha preso su di sé le nostre infermità e i nostri dolori". (Pontificale Romano, Premesse CEI, IV pp. 14-15)